Le inefficienze della PA e la chiusura dell’Italia già avvenuta. Il Presidente Ance Roma – ACER, Nicolò Rebecchini intervistato da Annalisa Chirico sul quotidiano “Il Foglio” afferma: “Anche senza un lockdown ufficiale, noi costruttori ci siamo già fermati. Ci confrontiamo quotidianamente con la pubblica amministrazione in grossa parte in smart working ma ciò rallenta le pratiche, e poi gli operai vanno a lavorare in cantiere, non esiste il cantiere smart. A causa dei contagi e del tracciamento, accade che un giorno manchi la squadra dei carpentieri, un altro si fermano gli incaricati dei movimenti di terra…Così le difficoltà insuperabili“. Di seguito l’articolo in allegato, disponibile anche on line su: https://www.ilfoglio.it/economia/2020/10/31/news/no-il-lockdown-non-ci-salvera-dalla-pandemia-burocratica-1348878/
“No il lockdown non ci salverà dalla pandemia burocratica” – “Il Foglio”
Per il Presidente dei Costruttori Romani:”Il rallentamento dei lavori significa anche che non riusciamo a rispettare i contratti, e le penali chi le paga? Se io do delle fideiussioni per 18 mesi e poi il cantiere impiega 24 mesi, la banca mi chiede il maggior onere: chi lo paga? Chi copre gli extracosti che derivano, ahinoi, dal contenimento della pandemia? E poi ci sono i costi legati alle lungaggini dell’amministrazione che non ci dà risposte, i procedimenti autorizzativi sono ancora più dilatati, e di questo passo non so come faremo. Lo smart working può essere virtuoso solo a condizione che si passi dal modello dell’autorizzazione-permesso a quello basato sull’autocertificazione. Per questo la disciplina di autotutela, attualmente di diciotto mesi, dovrebbe ridursi a un massimo di tre”.