Secondo una ricerca di JLL che ha preso in considerazione 3.000 dipendenti residenti in tutta Europa, la pandemia da Covid 19 e il conseguente cambiamento delle nostre abitudini hanno avuto un forte impatto nel ridefinire le nuove esigenze abitative delle persone.
Secondo quanto emerso tra il campione italiano, il 38% degli intervistati avrebbe manifestato la volontà di cambiare la propria abitazione entro i prossimi 2 anni, dato che ha registrato un incremento pari al 13% rispetto al periodo pre-pandemia.
Il 56% dei votanti vorrebbe invece apportare delle rilevanti modifiche alla propria abitazione, dalla creazione di spazi per l’home working e il fitness (per il 44%), al miglioramento degli spazi outdoor (per il 17%), all’espansione della metratura della propria casa (per il 15%).
Nei prossimi 10 anni i millennials entreranno nel picco d’età in cui mediamente si forma una famiglia e si acquista una prima casa. Le loro scelte di vita saranno inevitabilmente influenzate dai cambiamenti generazionali e da stili di vita diversi, da una elevata mobilità del lavoro e da una conseguente maggiore insicurezza del reddito.
La crescente urbanizzazione, la carenza di risorse naturali e l’attenzione all’ambiente sono fattori invece destinati a far crescere la domanda di tecnologia e di sostenibilità.
La ricerca ha infatti messo in luce tra i 3 elementi ritenuti di maggiore importanza la luce naturale, la velocità della rete internet di casa e gli spazi verdi esterni. Tra i fattori che hanno mostrato una crescita maggiore nel periodo della pandemia ci sono la necessità di avere nella propria abitazione una zona da dedicare al lavoro, uno spazio esterno privato e una maggiore efficienza dal punto di vista energetico.
Un altro dato interessante messo in luce dal sondaggio è sì il desiderio di cambiare abitazione, ma non quello di modificarne l’ubicazione. Il 27% degli intervistati si è mostrato favorevole a rimanere nella medesima area di residenza, il 3% vorrebbe spostarsi in zone più centrali mentre solo l’8% ha manifestato la volontà di lasciare la propria città per aree più rurali, a conferma che la pandemia non ha avuto effetti sui trend legati all’urbanizzazione.
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