Con 10,5 milioni di tonnellate in più prodotte nel 2019, in linea con la crescita del Pil, la produzione di rifiuti speciali in Italia sfiora i 154 milioni di tonnellate, con un incremento del 7.3% rispetto all’anno precedente. Il 45,5% è costituito dai rifiuti provenienti dal settore delle costruzioni e demolizioni (oltre 70 milioni di tonnellate).
Sono questi alcuni dati del Rapporto rifiuti speciali dell’ISPRA, giunto alla sua 20° edizione.
Il riciclo si attesta su valori decisamente positivi: si recupera materia dal 69% dei rifiuti avviati a gestione e solo il 7,3% è smaltito in discarica. Il recupero è molto efficiente soprattutto sui rifiuti da costruzione e demolizione, per i quali l’Italia con un 78,1% si attesta sopra l’obiettivo europeo di recupero (70% entro il 2020).
Emerge altresì una distribuzione disomogenea degli impianti di gestione dei rifiuti, di cui oltre la metà sono ubicati a Nord e, in particolare, in Lombardia: nei pressi dei poli più industrializzati si ha una quindi più forte presenza di impianti di gestione di rifiuti speciali.
Nel corso della presentazione del Rapporto è stato realizzato un focus sui rifiuti da costruzione e demolizione e sulla gestione delle macerie del terremoto del centro Italia.
La produzione totale di rifiuti da operazioni di costruzione e demolizione, escluse le terre e rocce e i fanghi di dragaggio, si attesta a circa 52,1 milioni di tonnellate (+13,6% rispetto al 2018).
Gli obiettivi di recupero indicati dall’Europa per i rifiuti da C&D sono abbondantemente raggiunti, ma ci si pone ora di fronte a una nuova sfida: nobilitare questa tipologia di rifiuti e avviarli a riciclaggio non solo mediante impiego in riempimenti e sottofondi stradali, ma per la realizzazione di nuovi prodotti per l’edilizia.
I rifiuti da C&D possono costituire un volano per rendere l’economia davvero circolare ed essere trasformati in risorsa, sostituendo materie prime per essere utilizzati all’interno dei cicli produttivi.
Dai dati emersi durate la presentazione del rapporto emerge che il sistema produttivo italiano non è più identificabile solo come produttore di rifiuti, ma anche come il principale recuperatore, avviando il sistema alla circolarità auspicata da anni.