L’immagine che scaturisce dalla consueta indagine sulle famiglie italiane di Nomisma è quella di un Paese comprensibilmente ferito, ma in cui sta progressivamente aumentando la fiducia sulle possibilità di risalita dal baratro nel quale, per effetto della pandemia, era piombato.
La casa si conferma un fattore accomunante quantomeno nelle aspirazioni. La debolezza del contesto macroeconomico e la fragilità reddituale prospettica di molte famiglie non sono state un deterrente in grado di arginare pulsioni proprietarie e ambizioni di miglioramento abitativo
Nell’ultimo anno si è assistito ad una fortissima accelerazione digitale che ragionevolmente sarà irreversibile. Il processo di urbanizzazione e la spinta ad avere una casa di proprietà per tutti non ha prodotto quell’abitare sociale in grado di migliorare la qualità e l’attrattività dei territori. Nella società odierna si affacciano bisogni “corti” e le transizioni improvvise della nostra esistenza impattano con determinazione sull’abitare.
La casa continua a rimanere un’aspirazione che prescinde da valutazioni di carattere congiunturale.
La scommessa sulle capacità di rimborso implicita nelle strategie della maggior parte degli istituti si è riflessa in una dinamica delle erogazioni più marcata rispetto alle previsioni, con conseguente progressivo aumento delle compravendite residenziali, che non pare essersi ancora esaurito. Al di là della componente di surroga e sostituzione, anche i nuovi finanziamenti hanno evidenziato un’esuberanza sorprendente.
Sul mercato immobiliare corporate, seppure in un quadro di contrazione del fatturato, l’attivismo degli investitori domestici ha almeno in parte consentito di ovviare alla maggior cautela di quelli stranieri, favorendo la permanenza di canoni e rendimenti, quantomeno nel segmento degli immobili di migliore qualità, su livelli analoghi a quelli pre Covid.
Il maggiore ricorso al lavoro a distanza e la diffusione dell’e-commerce avranno delle ricadute sui veicoli di finanza immobiliare (SIIQ e Sicaf esposti prevalentemente sui segmenti ritenuti meno rischiosi (direzionale e commerciale).
Nel corso del secondo semestre del 2020 è proseguita l’espansione del comparto dei fondi immobiliari italiani. La crescita degli investimenti ha riguardato esclusivamente i fondi riservati a investitori professionali ed è stata sostenuta principalmente da operatori italiani, mentre è proseguito l’assottigliamento della compagine dei fondi retail.
Nonostante la congiuntura non certo favorevole, soprattutto sul fronte dei sottostanti immobiliari corporate, gli andamenti di Borsa delle società di settore quotate in Italia hanno fatto registrare un lieve miglioramento con una capitalizzazione di mercato che si attesta a 133 miliardi di euro ad inizio giungo di quest’anno.