Lo studio, realizzato da Nomisma e Rekeep, partendo dal modello di Sanità delineato nel PNRR, punta a definire benefici ed investimenti necessari per la realizzazione di Ospedali di Comunità, Case della Comunità e Residenze Sanitarie Assistenziali.
Lo shock sanitario da COVID-19 ha evidenziato numerose fragilità del Sistema Sanitario Nazionale, in particolare, per evitare un eccessivo sovraccarico sul Sistema centrale risulta necessario lo sviluppo di una rete di strutture territoriali che possano diventare punto di riferimento per i cittadini.
Lo Studio analizza il patrimonio immobiliare pubblico non residenziale afferente all’edilizia sanitaria. Le strutture sanitarie presenti in Italia e attualmente mappate dal Ministero della Salute sono 27.211, di cui 995 ospedali:
I dati evidenziano, quindi, che esiste un gap regionale da colmare.
Nel PNRR è previsto uno stanziamento di 1 miliardo di euro per la realizzazione di 381 Ospedali di Comunità e di 2 miliardi di euro per 1.288 Case della Comunità, oltre a 308 milioni di euro da destinare alle residenze per anziani. Lo Studio indica che sono tuttavia necessari:
In totale, dunque, per attuare il modello di sanità territoriale delineato dal PNRR sarebbero necessari 8,2 miliardi di euro intervenendo su 3.563 strutture. Parte di questo importo, pari a 3,308 miliardi di euro, è già previsto nel PNRR, mentre sarebbero necessari ulteriori 4,907 miliardi di euro per completare tutti gli interventi.
Un contributo importante potrebbe arrivare anche dal coinvolgimento degli operatori privati attraverso la formula del Partenariato Pubblico Privato (PPP). L’investimento complessivo, pari a 8,2 miliardi di euro, potrebbe generare un volano economico a livello nazionale pari a 25,7 miliardi di euro (di cui 17,1 miliardi di euro quale impatto diretto ed indiretto sulla produzione e 8,6 miliardi di euro quale impatto indotto sull’economia). Per ogni euro investito nella riqualificazione e ristrutturazione delle strutture identificate si genererebbero, quindi, 3,5 euro.
Lo Studio stima, inoltre, che, larga parte degli investimenti aggiuntivi potrebbe essere realizzata raggiungendo l’obiettivo del consumo di suolo zero, per il 77% attraverso riqualificazioni di strutture esistenti e per il restante 23% con interventi di demolizione e ricostruzione.