Questa nota presenta le proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2025-27 elaborate dagli esperti della Banca d’Italia.
Lo scenario previsivo include una prima e necessariamente parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti. In particolare, l’analisi non considera l’impatto di possibili misure ritorsive da parte dell’Unione europea e delle altre economie; non si considerano inoltre le possibili ricadute degli annunci sui mercati internazionali.
In questo scenario il prodotto aumenta dello 0,6 per cento nell’anno in corso, dello 0,8 per cento nel prossimo e dello 0,7 nel 2027. La crescita del PIL risente degli effetti dell’inasprimento delle politiche commerciali, ma è sostenuta dall’espansione dei consumi favorita dalla ripresa del reddito disponibile reale; gli investimenti beneficiano delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ma sono penalizzati dall’incertezza connessa con le tensioni commerciali e dai perduranti effetti del venir meno degli incentivi all’edilizia residenziale.
Le vendite all’estero sono frenate in misura significativa dagli effetti dell’annunciato incremento dei dazi da parte degli Stati Uniti. Si valuta che l’inflazione al consumo si manterrà su valori intorno all’1,5 per cento sia nel 2025 sia nel 2026, per salire al 2,0 nel 2027. L’inflazione di fondo
I costi di finanziamento per imprese e famiglie si ridurrebbero gradualmente. Si stima che il prodotto si espanda a ritmi moderati ma superiori a quelli registrati in media lo scorso anno, grazie soprattutto all’andamento favorevole dei consumi.
Rispetto allo scenario macroeconomico elaborato per l’esercizio coordinato dell’Eurosistema di dicembre, le stime di crescita sono state riviste al ribasso, soprattutto per effetto di ipotesi più sfavorevoli sul contesto internazionale, che riflettono l’inasprimento delle politiche commerciali.
I consumi delle famiglie aumenterebbero a tassi superiori a quelli del PIL, beneficiando del recupero del potere d’acquisto. Gli investimenti si espanderebbero in misura contenuta. La spesa in costruzioni, sebbene frenata dalla rimozione degli incentivi all’edilizia residenziale, beneficerebbe della finalizzazione dei progetti finanziati con i fondi del PNRR.
La progressiva trasmissione alle condizioni di finanziamento della riduzione dei tassi di interesse eserciterebbe un impatto positivo soprattutto nel prossimo biennio. Le esportazioni risentirebbero in misura significativa degli effetti dell’incremento dei dazi da parte degli Stati Uniti, rimanendo pressoché stagnanti nell’anno in corso e tornando a crescere gradualmente nel prossimo biennio, seppure in misura inferiore a quella della domanda potenziale di beni e servizi.
Si valuta che l’effetto dell’annunciato incremento dei dazi statunitensi abbia un impatto negativo sul prodotto di oltre mezzo punto percentuale nel triennio 2025-27.
Dopo la forte espansione registrata negli ultimi anni, l’occupazione continuerebbe a crescere, a tassi poco inferiori a quelli del PIL (0,5 per cento in media). Il tasso di disoccupazione, pari al 6,6 per cento nella media del 2024, scenderebbe a circa il 6 per cento quest’anno e si manterrebbe su tale valore in media nel prossimo biennio.
L’inflazione, misurata con l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, si collocherebbe all’1,6 per cento nell’anno in corso, all’1,5 per cento nel 2026 e al 2,0 per cento nel 2027. L’inflazione di fondo scenderebbe all’1,5 per cento quest’anno, per mantenersi stabile intorno a tale valore nel prossimo biennio. Le pressioni derivanti dal costo del lavoro per unità di prodotto, in graduale riduzione, sarebbero in larga misura assorbite dai margini di profitto.
Rispetto alle previsioni di dicembre, le stime di inflazione sono pressoché invariate. Le proiezioni di crescita sono leggermente inferiori a quelle formulate nei mesi scorsi dalle organizzazioni internazionali, che generalmente presupponevano aumenti dei dazi meno marcati e generalizzati di quelli annunciati il 2 aprile dall’amministrazione statunitense.