Si è tenuto nel pomeriggio di martedì 16 aprile, nella sede Ance Roma – ACER, il convegno: “Ad un anno dal Codice dei Contratti pubblici: l’applicazione pratica dei principi, esperienze a confronto”, organizzato in collaborazione tra i costruttori romani e SIAA (Società Italiana Avvocati Amministrativisti). A introdurre l’incontro Antonio Ciucci, Presidente Ance Roma – ACER. Tra i relatori, anche la Dott.ssa Francesca De Sanctis, Vicepresidente alle Opere Pubbliche Ance Roma – ACER.
Al seguente link, che fa riferimento alla pagina Linkedin della Società Italiana Avvocati Amministrativisti, è possibile rivedere la diretta: https://www.linkedin.com/posts/siaa-societ%C3%A0-italiana-degli-avvocati-amministrativisti-01b20491_ad-un-anno-dal-codice-dei-contratti-pubblici-activity-7186011130455015424-uqwz?utm_source=share&utm_medium=member_desktop
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE CIUCCI
“Per noi costruttori – ha esordito il Presidente dei costruttori romani – l’obiettivo è quello di fare le opere. Fare bene un’opera, nei tempi, con il giusto risultato economico e la giusta marginalità ha un significato importantissimo. Uno dei problemi che affliggono e hanno afflitto le opere è stato il non avere all’interno delle procedure di soluzione alle problematiche riguardanti l’esecuzione dell’opera. I dati di Bankitalia ci danno ragione: per un’opera sopra i 100 milioni, in questo Paese, ci vogliono mediamente 16 anni, in cui l’80 per cento è equamente distribuito tra la fase a monte, dedicata alla progettazione e acquisizione dei pareri, e la fase di esecuzione. Dunque solo il 20 per cento del tempo è destinato alla fase di gara vera e propria. In questo senso ci si sarebbe aspettati un intervento forte, invece alcuni principi del Codice lo dicono – in primis il principio del risultato – ma si potrebbe fare di più per accorciare queste due fasi”. “Purtroppo – aggiunge Ciucci – i principi non bastano alla nostra macchina amministrativa perché c’è un tema di capacità amministrativa, capacità tecnica che è venuta sempre meno durante gli anni: una procedura troppo semplificata in mano a una struttura amministrativa che si è degradata negli anni potrebbe non funzionare bene. Altra questione è quella dell’accesso al mercato, un altro principio sanissimo del Codice che incide sia sul sotto soglia (perché le procedure comunitarie, fino alla soglia comunitaria, possono se mal gestite, incidere sull’accesso al mercato da parte delle imprese) sia sui settori speciali, in particolare sui concessionari, laddove prevede addirittura la possibilità di fare in house il 100 per cento dei lavori”. Il Presidente dei costruttori romani auspica un intervento anche per quanto riguarda i collegi consultivi tecnici: “Riteniamo che questo istituto debba essere un punto di forza, e speriamo che le linee guida vengano riscritte in modo da apportare un miglioramento”. “Dobbiamo essere certi che questi principi – è la conclusione di Ciucci – si traducano effettivamente in buone pratiche da parte dell’amministrazione. Questa è la vera sfida altrimenti rischiamo di non centrare gli obiettivi nei tempi previsti”.
L’INTERVENTO DELLA VICEPRESIDENTE DE SANCTIS
Per la Vicepresidente De Sanctis i principi enucleati dal Codice approvato un anno fa sono una novità positiva: “Abbiamo salutato con favore l’inserimento, nel nuovo Codice, dei principi di fiducia, risultato, equilibrio contrattuale e accesso al mercato perché testimoniano della volontà di predisporre un testo unico inteso a favorire un rapporto più equilibrato tra le parti contraenti e a garantire il fine ultimo, l’esecuzione dell’opera. Una novità, quindi, rispetto ai Codici precedenti, scritti sull’onda di avvenimenti che hanno toccato il settore e che quindi erano ispirati a un intento sanzionatorio verso l’operatore e alla configurazione di un rapporto squilibrato a vantaggio della pubblica amministrazione ”. Di contro, permangono criticità: “I principi stanno guidando gli operatori economici? Solo in parte. I principi sono ripresi nelle prime applicazioni giurisprudenziali e negli ultimi pareri dell’Anac, ma in concreto non si vede la loro completa attuazione: si pensi a quello dell’equilibrio contrattuale che ad oggi per carenza degli indici revisionali ISTAT non trova compiuta attuazione”. In fase esecutiva “ci sono ancora tante criticità relative alla giusta remunerazione della commessa: da una parte non si ha fiducia nell’operatore, e dall’altra ci si scontra con la paura della firma e della Corte dei Conti. E ci si scontra anche – sebbene sembri paradossale in questo momento storico – con la carenza di fondi adeguati, come nel caso del caro materiali e della revisione prezzi: nel 2024, per gli operatori economici, sono stati stanziati circa 400 milioni di euro a fronte di una necessità stimata da parte dell’Ance di circa un miliardo e 600 milioni”.
“Per quanto riguarda l’applicazione di questi principi a tutto ciò che è extra Codice ma che comunque è norma – dice ancora De Sanctis – vediamo applicazioni che non vanno nella direzione auspicata: è il caso della patente a crediti, prevista dall’ultimo decreto Pnrr, che non riconosce l’autonomia organizzativa dell’impresa e non si basa certamente sulla fiducia nella serietà e affidabilità dell’operatore economico; e neanche favorisce l’accesso al mercato”. In conclusione, ha affermato De Sanctis: “Come operatori abbiamo accolto con gioia e piena fiducia i principi del nuovo Codice ma la parte che vediamo più critica è l’applicazione degli stessi da parte delle stazioni appaltanti“. A proposito di stazioni appaltanti, la Vicepresidente ha messo in evidenza il tema della loro qualificazione: “Tutto dipende dalle persone, dunque una stazione appaltante qualificata e strutturata avrà il potere e la capacità di applicare i principi meglio di altre. Il nostro dubbio è che risultino qualificate alcune stazioni appaltanti che da operatori non riteniamo tali. Proponiamo dunque in questo senso un’ulteriore riflessione”