«Oggi sulla base delle nostre stime, oltre l’82% dei cantieri è fermo, su 36.000 addetti del territorio, il Covid 19 ne blocca a casa circa 30.000 con una perdita di produzione di circa 180 milioni mese» afferma il Presidente dei Costruttori romani, Nicolò Rebecchini al Corriere della Sera – Roma.
«Vogliamo portare avanti i cantieri, ma lo dobbiamo fare nel rispetto degli indirizzi che ci sono stati dati – continua Rebecchini – quindi ben vengano quelli che, d’intesa con le amministrazioni e gli enti appaltanti, possono restare in attività o possono aprire nel rispetto dei principi indicati nel protocollo sulle norme di sicurezza. Ove non fosse possibile garantire la salubrità dei luoghi, dei locali collettivi, ove mancassero gli approvvigionamenti, dobbiamo poter sospendere le lavorazioni senza rischiare penali. Il Governo adesso deve normare questo aspetto, non lasciarlo alla discrezionalità della stazione appaltante» aggiunge Rebecchini.
«Bisogna però uscire dall’indeterminatezza che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni: il sistema ha bisogno di programmare e pianificare, di confronti quotidiani con la pubblica amministrazione, parti sociali, sistema finanziario. Non possiamo pensare di tornare al vecchio “tran tran” fatto di giustizialismo e burocrazia. Sono necessarie regole di sicura interpretazione. E in quest’ottica governo, regioni e i comuni si attivinoaffinché le ingenti risorse che arriveranno nel settore delle costruzioni, in particolare sulle infrastrutture, atterrino repentinamente sul territorio con l’apertura di cantieri. E, ove già stanziati i fondi, si avviino quanto prima i bandi di gara affinché, finita l’emergenza, si aprano le attività per nuove opere» conclude il Presidente Ance Roma – ACER.