Il Presidente Ance Roma – ACER, Antonio Ciucci, è intervenuto a “Città in scena” – il festival diffuso della rigenerazione urbana organizzato da Ance – coordinando il tavolo su “sport e rigenerazione urbana”: il Presidente si è confrontato sul tema con Alessandro Onorato (assessore Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma) e Marco Mezzaroma, (Presidente Sport e Salute).
“La rigenerazione urbana degli impianti sportivi genera benessere sociale”, ha detto Ciucci. “Sport e rigenerazione sono due parole che evocano il benessere, inteso come benessere fisico ma anche come benessere sociale se si guarda alla rigenerazione urbana. Lo sport è un fattore di inclusione sociale. Concordo con le parole del ministro Abodi, ricordo che rigenerazione urbana e umana devono andare di pari passo; e ha ragione il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, secondo cui lo sport è uno straordinario strumento di inclusione”.
Il percorso però, ha evidenziato il Presidente dei costruttori romani, non è semplice: “I problemi ci sono e sono legati alle risorse: l’Italia è molto indietro sulle strutture sportive“. “Inoltre – ha proseguito – abbiamo impianti vecchi e disparità tra nord e sud. Poi c’è il tema dei temi, ovvero che le scuole sono in più della metà dei casi prive di impianti. C’è però un elemento positivo: ci sono dei soldi, i 700 milioni del Pnrr, dedicati agli impianti sportivi”, ha concluso.
Le imprese private a Roma “sono pronte a investire per la rigenerazione urbana anche negli impianti sportivi ma se vogliamo avere una maggiore disponibilità di strutture dobbiamo far sì che gli impianti siano sostenibili dal punto di vista economico” e “ci sono criticità relative alla sostenibilità economica degli investimenti, soprattutto per quanto riguarda le periferie”. Infine, ha ricordato Ciucci, “la rigenerazione delle periferie è un tema molto vasto e non può passare solo dagli impianti sportivi e dalle risorse pubbliche ma deve partire da un cambiamento sociale“.
Per quanto riguarda la società Sport e Salute “stiamo intervenendo con la ristrutturazione del centro sportivo ex Delphinia di Caivano: abbiamo chiuso la fase di affidamento dell’appalto e siamo in fase di conclusione della cantierizzazione che dobbiamo assolutamente completare entro fine primavera”. A dirlo il presidente di Sport e Salute, Marco Mezzaroma. “Sport e Salute ristrutturerà il centro, che metteremo a disposizione della comunità, poi c’è il resto da fare per rigenerare il tessuto urbano. Da questo punto di vista i programmi sono complessi e le risorse non sono infinite”. Mezzaroma, a proposito della rigenerazione degli impianti sportivi, ha poi aggiunto: “I temi sono due: spingere sugli investimenti pubblici dello Stato per facilitare l’accesso agli impianti delle fasce più deboli e, parallelamente, incentivare il coinvolgimento delle fondazioni dal punto di vista degli investimenti privati“. “Credo si debba cercare di coinvolgere più possibile i privati e in questo senso c’è un discorso da approfondire con le fondazioni dove ci deve essere un maggiore coinvolgimento. Dopodiché bisogna coinvolgere anche le risorse pubbliche, con il sostegno da parte dello Stato, che deve riguardare chi non ha la possibilità di fare sport. Infine una facilitazione normativa sull’impiantistica aiuterebbe”.
L’assessore Onorato ha sottolineato che, per quanto riguarda la rigenerazione degli impianti sportivi, uno dei grandi temi da affrontare è la burocrazia: “In Italia abbiamo delle norme che sono obsolete e chi vuole fare, in maniera onesta, è taglieggiato da infiniti cavilli“. In particolare a Roma “se mi fai delle norme più snelle magari il tema del Flaminio, con la sua maestosità di vincoli, lo possiamo affrontare”, ha aggiunto. “Ha fatto bene il governo Meloni a dare un segnale positivo con Caivano, che però rimane la dimostrazione del fallimento di un sistema”.
Il PalaTiziano a Roma “è un elemento positivo – ha proseguito Onorato – ma a fatti era un impianto chiuso da 6 anni che abbiamo riaperto perché ci siamo inventati qualsiasi cosa per aggirare delle norme folli”. Per il resto “rimane un corpo a corpo molto duro che io farò con il ministro Abodi e con il governo Meloni per il Flaminio e per una serie di altre strutture, perché non si deve arrivare al caso Caivano. È giunta l’ora di avere coraggio, e non è un tema di schieramento“. L’assessore, ancora a proposito del Flaminio, ha detto: “Aspettiamo che la Lazio decida se vuole investire o no sulla struttura. Se lo vuole fare ci sembra la cosa più giusta” ma “non aspetteremo in eterno”. Detto questo “c’erano vari progetti, tra i quali quello di Cdp. Oggi però il Flaminio lo abbiamo messo a dossier per gli europei di calcio” e quindi in ogni caso “chiederemo un cofinanziamento al governo che sono sicuro arriverà e se non arriverà ci sarà un dibattito pubblico“, ha proseguito. Quindi “se la Lazio vuole fare lo stadio – ha detto ancora Onorato – noi la sosterremo e non sarà certo la famiglia Nervi a dirci quali sono i vincoli, li prevede lo Stato” e “dovrebbe essere un impianto da 40-45 mila posti” ma “qualora non facesse questo investimento non ha senso che il Comune di Roma e lo Stato si avventurino a fare un impianto spropositato rispetto a quella che può essere una struttura di 25-30 mila posti massimo ma che andrebbe a completare un’area”, ha concluso.
Il Tempo Roma – Stadio Flaminio. “Chiederemo fondi al governo”