“Effetto Coronavirus: il settore edile sta pagando e pagherà molto caro , non solo in termini economici, ma anche dal punto di vista degli strumenti necessari a far ripartire il settore” afferma il Presidente Ance Roma – ACER, Nicolò Rebecchini intervistato da Romatoday. “Lo chiediamo da tempo e oggi più che mai è necessario mettere in campo queste misure. Fin dall’inizio abbiamo assunto in pieno quanto richiesto dal decreto che non obbliga a chiudere i cantieri. Però siamo chiamati a una responsabilità collettiva e il sistema si sta attivando il più possibile per lo smart working. Nei cantieri questo non è possibile, ma si sta cercando di ridurre il personale, si sconsiglia di venire con i mezzi collettivi, si stanno applicando le misure di sicurezza. Oltre a questo il quadro è quello di un settore che subirà un forte rallentamento” sostiene il Presidente dei costruttori romani. “Nei giorni scorsi la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha annunciato di aver intenzione di nominare 12 commissari per sbloccare 25 opere pubbliche su tutto il territorio nazionale per un totale di circa 6 miliardi di euro. È una misura che apprezziamo ma che non basta. Serve di più: le piccole e medie imprese non possono attendere la ricaduta indiretta di tali misure. Serve un piano choc, unico, trasversale, fortemente impattante e con effetto immediato sui territori”. Per Rebecchini, la misura va estesa ulteriormente, per esempio al sistema delle scuole, alla manutenzione nei comuni, alla grande viabilità: “È necessario far atterrare sul territorio tantissimi fondi già stanziati dagli enti locali. Per fare questo bisogna dare poteri commissariali a sindaci e governatori. Questo non significa che puntiamo a far saltare la fase concorrenziale tra le imprese, le gare vanno fatte. Ma spesso serve più tempo per arrivare alla gara di quanto non sia necessario per espletarla e realizzare l’opera”.