Politecnico di Milano ha reso noti i dati del Report sul mercato degli Smart Building in Italia.
Il Report fa riferimento alle rilevazioni effettuale nel corso del 2019, quindi in una situazione pre pandemica, e per questo attendibile in termini di trend, in quanto non viziata dalle forti oscillazioni che sicuramente caratterizzeranno i dati del 2020 e che verranno presentati a Novembre.
INVESTIMENTI
Il volume d’affari complessivo associato ad investimenti in smart building in Italia ammonta nel 2019 a circa 8 miliardi di euro, con un balzo molto significativo rispetto al dato registrato nel primo Report, riferito al 2018 (3,6 Miliardi). Circa il 25% sono riferibili strettamente a tecnologie propriamente “smart”, ovvero in grado di dare una “intelligenza” autonoma alle funzionalità di un edificio, mentre il rimanente è dato da tecnologie più tradizionali, per quanto performanti.
In particolare il report fotografa un prevalenza molto ampia (75%) degli investimenti in building and devices solutions (impianti di vario genere) e una quota residuale spartita tra automation technologies (sensori e attuatori) e piattaforme di gestione e controllo, a conferma di una resistenza ancora forte da parte dei committenti e costruttori ad abbracciare soluzioni più avanzate e realmente smart.
Dato confermato anche dalla funzione di traino confermata per il settore energy (55%), rispetto al comfort (25%) e al safety and security (20%), a testimoniare che è ancora, e per certi versi sempre di più, il risparmio energetico il vero faro dell’innovazione nell’ambito dell’edilizia.
TREND
Interessante anche la proiezione nel medio termine proposta dal gruppo di studio del Politecnico, che ha tentato di stimare i trend di crescita dei diversi settori a cinque anni, ipotizzando tre scenari possibili a seconda dell’impatto della pandemia.
Nello scenario moderato il mercato delle building and devices solutions nel 2025 è stimato in aumento del 75% rispetto al dato rilevato nel 2019, con una crescita addirittura esponenziale nel momento in cui dovessero prevalere gli stimoli fiscali rispetto alle conseguenze negative della pandemia.
AZIONI
Ovviamente, quanto sopra presuppone una forte ripresa del comparto dell’edilizia in un impegno ormai improcrastinabile di “sostituzione” dell’esistente non recuperabile e di riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale, viziato da una obsolescenza superiore alla media europea, che inficia anche il raggiungimento degli obiettivi di abbattimento delle emissioni che costituiscono il cuore del piano Next Generation EU.
Se guardiamo, infine, ai punti di debolezza di questo mercato in forte crescita, il principale che emerge è la difficoltà di tradurre in domanda l’interesse del pubblico per queste nuove soluzioni, ovvero la capacità del mercato di dimostrare i benefici derivanti dalla presenza delle soluzioni smart più avanzate ai loro potenziali fruitori.
Un gap che, forse, riusciremo finalmente ad intaccare grazie all’introduzione dell’Indice RSI (Smart Readiness Indicator) da parte della Comunità Europea, che consentirà di “misurare” lo smartness di un edificio con evidenti ricadute anche in termini di mercato.