Il settore dei lavori pubblici è strategico per il nostro Paese e ha di fronte a sé grandi sfide, a partire da quella del Pnrr. Ma per traguardarle, è necessario risolvere alcune criticità e apportare correzioni al Codice degli Appalti. A fare il punto sulla situazione il Presidente Ance Roma – ACER, Antonio Ciucci, intervenuto a Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato, al convegno “Un anno dall’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici. Prime stime di un percorso applicativo”. La parte più complessa, ha spiegato il Presidente, resta l’esecuzione delle opere: “Il Centro studi di Ance ci dice che per realizzare un’opera da 100 milioni di euro ci vogliono 16 anni, mentre per un’opera fra 1 e 5 milioni di euro tra i 6 e gli 8 anni. L’80 per cento, equamente diviso, di questo tempo risiede per metà nella fase di progettazione e acquisizione di tutti i pareri, per l’altro 40 per cento nella fase di esecuzione. Dunque è evidente che il problema relativo alla fase di aggiudicazione è inferiore a quello che riguarda la fase a monte – quella dei permessi – e la fase di esecuzione”. “Per la fase di esecuzione – ha aggiunto Ciucci – il Codice non contiene molti articoli”, ma se l’obiettivo è il rispetto del principio del risultato qualcosa occorre integrare e modificare. Per esempio, “le varianti oggi sono necessarie e, invece, la disciplina del codice sul punto appare poco funzionale”.
Il mantra del Codice è fare un’opera bene e velocemente – ha proseguito – perciò ritengo che non si possa distinguere un’opera ordinaria da un’opera dei settori speciali: la flessibilità che il Codice prevede per questi ultimi deve valere per tutte le opere pubbliche, perché l’opera è necessaria al Paese“. Inoltre, ancora per quanto riguarda la fase di esecuzione, “visto che gli allegati hanno un carattere transitorio, un lavoro andrebbe fatto andando a rispolverare il regolamento di cui al dpr 207, che per le nostre stazioni appaltanti è molto utile. Per rispettare il principio del risultato, infatti, uno degli elementi chiave è avere un regolamento chiaro e semplice da applicare. Certamente si può riscrivere in maniera più efficace e a tal fine potrebbe anche riprendersi il lavoro coordinato dal MIT per una sua revisione”.
Ciucci ha affrontato anche il nodo dell’aumento dei prezzi, provocato da una serie di contingenze, tra cui il superbonus e il conflitto russo-ucraino. “Ci siamo accorti che non avevamo una formula revisionale e il tema è esploso. Il nuovo Codice contiene una norma specificamente dedicata alla revisione ma ne subordina l’efficacia alla definizione di indici ISTAT oggi mancanti. Ora stiamo lavorando con il Mit e con l’Istat per declinare la norma secondo una formula revisionale flessibile, sul modello francese e per avere indici Istat relativi alle diverse tipologie di lavorazione”.
“Un’altra considerazione – ha poi detto Ciucci – riguarda l’apertura del mercato. Noi ci aspettiamo che il mercato sia accessibile con delle regole chiare e in perfetta trasparenza. Purtroppo il Codice in questo un po’ difetta: la soglia di 5 milioni di euro per le procedure negoziate ritengo sia eccessiva. La procedura aperta con inversione procedimentale è per noi una procedura altrettanto efficace se la finalità è quella della rapidità. Ritengo che sia necessario modificare il Codice per avere, nell’ambito del sotto soglia, un mercato più accessibile, per evitare che le procedure, soprattutto quelle senza alcun tipo di pubblicazione e senza manifestazioni di interesse, siano sostanzialmente invisibili per gli operatori”.
Ciucci ha concluso il suo intervento parlando dei settori speciali, “che rappresentano una quota consistente degli investimenti del Paese – sicuramente superiore al 30 per cento – ed evidentemente oggi con il nuovo Codice godono di grande discrezionalità nella disciplina delle cause di esclusione, per esempio, ma anche delle modalità di affidamento dei lavori“. I concessionari dei settori speciali, ha aggiunto da ultimo il Presidente dei costruttori romani, “addirittura hanno la possibilità di affidare in house il 100 per cento degli investimenti: serve attenzione rispetto a questa situazione, soprattutto se i concessionari non hanno ottenuto la concessione in gara, poiché viene leso il principio di concorrenza. Ciò anche perché nel 2026 finirà il Pnrr e gli investimenti pubblici si assottiglieranno; i concessionari possono certamente giovare di tariffe e investire risorse differenti da quelle dei committenti ordinari e hanno la possibilità di mantenere il nostro settore in una linea di galleggiamento. Ecco perché è importante che il mercato sia ben regolamentato“.